Per assicurare al cittadino un servizio di emergenza
dal livello qualitativo sempre più elevato
è importante utilizzare un metodo di progettazione
e gestione dell’intervento.
L’uso di un metodo standardizzato ed esplicito
per progettare e gestire gli interventi, garantisce
qualità nel soccorso, soddisfazione del cittadino e
sicurezza per i soccorritori. Questo articolo descrive
sinteticamente il risultato di un lavoro di adattamento
e generalizzazione della metodologia P8P
(processo ad 8 passi), già nota al Corpo nazionale
dei vigili del fuoco nelle applicazioni NBCR (nucleare,
biologico, chimico, radiologico).
Il P8P così generalizzato diventa uno strumento
semplice per gestire qualsiasi tipo di intervento
di soccorso, non più limitato agli scenari NBCR, e
garantisce un elevato livello di sicurezza per gli operatori
delle squadre di soccorso. Il P8P è cosa ben
diversa dalle POS, (procedure operative standard):
ogni POS si riferisce ad un solo scenario specifico
e indica concretamente come operare. Al contrario,
il P8P è uno strumento metodologico di validità
generale che può essere applicato a qualsiasi scenario
incidentale.
P8P il processo ad 8 passi generalizzato
Il P8P prevede 8 passi da eseguire sempre ed in
tutti gli interventi. L’ordine dei passi non è strettamente
cronologico: la pianificazione e gestione
dell’intervento è ciclica e continua. I passi possono
essere eseguiti nuovamente ogni volta che lo scenario
evolve.
CONTROLLO E GESTIONE DEL SITO
Il primo passo di ogni soccorso consiste nel
limitare il coinvolgimento di ulteriori persone nello
scenario incidentale. La squadra che giunge sul
luogo installa il cantiere di soccorso: evacua le persone
non coinvolte dall’evento, chiude l’accesso
dall’esterno al cantiere di soccorso e lo delimita,
con la collaborazione delle forze dell’ordine. Poi si
effettua la zonizzazione, cioè si divide il cantiere di
soccorso in tre zone concentriche:
1) zona rossa: area
pericolosa per i
soccorritori, che
contiene l’evento
incidentale e i suoi
effetti
2) zona arancione:
è l’area cuscinetto
tra la zona pericolosa
e la successiva
area di sicurezza
3) zona gialla: area
sicura che ospita
le squadre di soccorso
ed include il
PCA, posto di comando
avanzato.
IDENTIFICAZIONE DELLO SCENARIO
INCIDENTALE
L’obiettivo di questo passo è di capire qual è lo
scopo dell’intervento e di descriverne lo scenario.
I soccorritori raccolgono le informazioni necessarie
osservando lo scenario con i cinque sensi, ascoltando
le testimonianze dei presenti, consultando documenti,
schede di sicurezza, effettuando misure…
ANALISI DEI PERICOLI E DEL RISCHIO
L’obiettivo di questo passo della procedura è
di individuare e classificare i pericoli presenti sullo
scenario, grazie alla valutazione dei rischi.
Pericolo = un evento che causa danno. Ogni
pericolo possiede due proprietà numeriche:
p, probabilità di accadimento. Quante volte
l’evento accade in un anno?
m, magnitudo del danno. Quanto danno
fa l’evento?
Per classificare i pericoli in ordine di importanza,
ci occorre un’altra grandezza numerica:
Rischio = p x m per un determinato pericolo
Il rischio è un numero che esprime l’importanza
relativa di ogni determinato pericolo a cui
è associato. Esempio: mentre leggo questo
testo corro sia il pericolo di scivolare dalla sedia
che il pericolo di essere colpito da un meteorite.
Quale dei due pericoli devo temere di più?
Quale posso ignorare?
La probabilità di scivolare dalla sedia è bassa
e la magnitudo del danno sarebbe sicuramente
bassa. La probabilità di essere colpito da
un meteorite è quasi zero, ma il danno sarebbe
sicuramente elevato.
Il rischio di scivolare è R1 = bassa x bassa =
basso. Il rischio per il meteorite è R2 = quasi
zero x elevata = quasi zero. Allora devo temere
di più di scivolare dalla sedia.
La progettazione e la gestione dell’intervento è
realizzata dal ROS, il responsabile delle operazioni
di soccorso, chiamato anche IC (incident
commander), ruolo ricoperto dal vigile del fuoco
più alto in grado presente sul posto. Negli interventi
condotti da una sola squadra, il caposquadra
assume il ruolo del ROS.
Non può mai accadere che esistano due
ROS nel medesimo intervento: la pianificazione
ed il comando devono essere sempre unici. Se
la complessità lo impone, può essere prevista
una struttura organizzativa più ramificata, con
responsabili di settore, come previsto ad esempio
dalle tecniche ICS (incident command system),
facenti comunque capo ad un unico responsabile.
Il ROS esercita il comando dell’intervento, avvalendosi
con intelligenza delle capacità di tutti gli
operatori e delega agli specialisti ed ai qualificati le
scelte operative specifiche, però rimane responsabile,
anche giuridicamente, della gestione generale
dell’intervento e del raggiungimento del risultato
finale.
Il ROS esegue la valutazione del rischio dell’intervento
per fasi successive:
1) identificazione dei pericoli – il ROS elenca tutti i
potenziali pericoli presenti sullo scenario e prevede
come possano evolvere nel tempo
2) valutazione della probabilità di accadimento e
della magnitudo di ciascun pericolo – si stima quale
sia la probabilità che tali pericoli si verifichino realmente
e si valutano i possibili danni conseguenti
per gli operatori
3) classificazione dei rischi – si classificano i potenziali
pericoli in ordine di importanza, grazie alla
valutazione dei rischi.
La valutazione del rischio è aggiornata ad ogni
variazione di scenario per tener conto dei rischi
evolutivi.
VALUTAZIONE DELLE PROCEDURE OPERATIVE
E DELLE MISURE PROTETTIVE
Nel quarto passo il rischio per ciascun evento
pericoloso viene confrontato con quella che si ritiene
essere la soglia di accettabilità del rischio per
l’operatore.
Soglia di accettabilità del rischio = livello
di rischio massimo, che sia considerato
accettabile far correre agli operatori.
Per ciascuno degli eventi rischiosi che superano
la soglia di accettabilità, il ROS valuta la possibilità
di prevenire il rischio, per ridurre il rischio ad
accettabile.
La riduzione del rischio ad accettabile si effettua
creando o scegliendo la procedura operativa
più opportuna, anche tra quelle già standardizzate
come le POS.
Nella realtà non esiste mai una procedura
operativa che consenta di ridurre tutti i rischi ad
accettabili. Si dice allora che lo scenario presenta
del rischio residuo, ancora superiore alla soglia di
accettabilità, e dunque non accettabile.
Quindi gli operatori devono essere protetti dal
rischio residuo per mezzo di:
1) protezione collettiva – sono tutte le misure adottate
per proteggere più persone, come ad esempio
il puntellamento di una abitazione dissestata o il
mantenimento di opportune distanze dall’evento
2) protezione individuale – consiste invece nell’uso
di DPI, dispositivi di protezione individuale, come
ad esempio il completo antifiamma e l’elmo.
La protezione collettiva è sempre migliore della
protezione individuale. Ad esempio, l’elmo non
può proteggere l’operatore dal crollo di un solaio,
il puntellamento invece impedisce completamente
tale crollo. La protezione individuale è dunque solo
la terza ed ultima scelta operativa.
COORDINAMENTO DELLE INFORMAZIONI
E DELLE RISORSE
Questo punto evidenzia l’importanza di un sistema
di comunicazione efficiente tra le squadre e
verso l’esterno del cantiere di soccorso.
REALIZZAZIONE OPERATIVA DELL’INTERVENTO
Terminata la pianificazione, si passa alla realizzazione
dell’intervento operativo secondo quanto
progettato.
In genere gli interventi si realizzano in tre momenti
consecutivi:
1. controllo – la squadra di intervento assume
il controllo dell’evento, acquisendo la capacità
di regolarne gli effetti
2. confinamento – la squadra delimita l’evento
evitando che possa interessare nuove aree
3. risoluzione (o contenimento) – l’evento pericoloso
viene eliminato o messo in condizione
di non nuocere ulteriormente.
RIPRISTINO
Il ripristino è il processo per riportare il personale,
le attrezzature, i mezzi e l’ambiente alle condizioni
di normalità.
Nel linguaggio dei documenti NBCR, questo
passo è chiamato decontaminazione e bonifica.
CHIUSURA DELL’INTERVENTO
L’intervento si chiude dopo aver completato gli
adempimenti formali, come la relazione d’intervento
e le comunicazioni ad altri enti. Gli operatori si
riuniscono ed eseguono la revisione critica (debriefing)
della procedura di intervento impiegata:
perché certe scelte? La valutazione dei rischi si è
rivelata corretta? Sono stati sottovalutati dei rischi?
E’ stata tutelata la sicurezza degli operatori? Si sarebbe
potuto fare meglio?
Il debriefing è la migliore occasione per esprimere
soddisfazione sul risultato ed apprezzare
l’opera dei soccorritori.
cosa significa soccorrere in qualità?
La qualità del servizio di soccorso può
essere valutata secondo tre punti di
vista:
l efficacia – quanto le squadre riescono
a risolvere il problema per cui sono
state chiamate e soddisfano il cittadinoutente
lI appropriatezza – quanto le squadre
operano secondo le migliori e più aggiornate
procedure disponibili e soddisfano
il cittadino-contribuente
lII efficienza – quanto si usano senza
spreco, le risorse a disposizione, cioè
personale e mezzi. Poiché la risorsa
più importante del soccorso sono i soccorritori,
allora soccorrere in modo efficiente
significa prima di tutto lavorare in
sicurezza
CONTROLLO E GESTIONE DEL SITO
• evacuazione
• isolamento
• zonizzazione: zona rossa, arancione, gialla
• controllo accessi ed uscita dalla zona rossa
• posizionamento dei mezzi in zona gialla
IDENTIFICAZIONE DELLO SCENARIO INCIDENTALE
• raccolta delle informazioni
ANALISI DEI PERICOLI E DEL RISCHIO
• identificazione dei pericoli
• per ciascun pericolo:
> magnitudo del danno
> probabilità di accadimento
• classificazione dei rischi:
rischio = magnitudo x probabilità
VALUTAZIONE PROCEDURE OPERATIVE E MISURE PROTETTIVE
• soglia di accettabilità del rischio
• prevenzione del rischio soprasoglia di accettabilità:
> scelta della procedura operativa (PO, POS)
> riduzione del rischio ad accettabile
• protezione del rischio residuo:
> protezione collettiva
> DPI
COORDINAMENTO DELLE INFORMAZIONI DELLE RISORSE
REALIZZAZIONE OPERATIVA DELL’INTERVENTO
• controllo
• confinamento
• risoluzione
RIPRISTINO
• personale:
> decontaminazione
> riposo
• equipaggiamento, mezzi:
> bonifica
> manutenzione
• ambiente:
> bonifica
> polizia giudiziaria
CHIUSURA DELL’INTERVENTO
• relazione d’intervento
• comunicazione ad enti
P8P – schema riassuntivo
• debriefing